9 - 23 marzo 2007
ore 19.30
Riccardo Fiore Pittari
Intuizioni: spazio e tempo della e nella materia in movimento

a cura di Serena Dell'Aira


Non è possibile accostarsi all’ampia, poliedrica e complessa dimensione artistica del maestro Riccardo Fiore Pittari senza immergersi nel suo mondo fantastico animato da misteriose scimmie senza volto, da voli eterei di gabbiani, da regali elefanti variopinti, da eroi immaginari impegnati in magnifiche ed elaboratissime giostre di guerra, da personificazioni surreali di esseri immaginari dalla straordinaria potenza evocativa. Sono i mondi fluidi della saggezza esotica che affiorano e si coagulano in immagini e figure carismatiche creando un’irresistibile fascinazione fatta di atmosfere e connotazioni inequivocabilmente orientali.

Allievo del noto maestro Tommasi Feroni, Riccardo si propone subito come artista di grandissima sensibilità alle forme della materia che si addensa sulle sue tele seguendo, ad esempio, profili di colline che trasmutano in forma d’elefante, emblema di castità e di temperanza. Si srotolano, così, sul supporto, gli elementi personalissimi e a tratti simbolici e pertanto universali, della forza etica della memoria, del ricordo, della saggezza, della storia. Il colore diviene quasi subito indice del messaggio; l’elefante, animale perseguitato per l’utilizzo delle zanne eburnee, si trova in grande pericolo: il suo colore è, dunque, il rosso, vivo, acceso, evidente segnale d’allarme che intorno ad esso si concentra tanto in veste di animale quanto in qualità di simbolo.

L’elaborata letteratura simbolica di Fiore Pittari si fonde ed armonizza nel tempo, dando vita ad opere di grande pregevolezza estetica e di profonda validità intellettuale in cui i reciproci ruoli di simbolo e concetto, apparenza forma e materia, idea e contenuto, dialogano liberamente ampliando il panorama della percezione visiva e sensoriale ed attribuendo all’arte un ruolo edificante suggerito dall'interiorità dell'uomo-artista e trasferito garbatamente al fruitore.

Nelle sue opere più comuni, Riccardo riconsidera la componente irrazionale della creatività umana e la volontà di esprimere, attraverso l'arte, le manifestazioni del subconscio: un rifiuto della logica e delle restrizioni della civiltà a favore di una totale libertà di espressione che trova riferimento in culture lontane, in modelli spirituali ed etici di alto valore ermeneutico. La fusione tra realtà e sogno, volontà e proiezione, si esplica anche nel libero accostamento di colori e materiali diversi, nella sovrapposizione di piani figurativi ed ornamentali, che riproducono contenuti onirici e visioni inconsce legati spesso ad una vocazione naturalistico-reale: un’arte figurativa non naturalistica, che ha, tuttavia, con il naturalismo un rapporto serrato.
Volendo trasfigurare la realtà non negandola ma attuando uno spostamento del senso di immagini assorbite dall’immaginario comune in immagini che ci trasmettono l’idea di un nuovo auspicabile ordine della realtà. Una realtà diversa, che a suo modo ci fa vivere sensazioni, emozioni, reazioni, forti e vere quanto è vera l’esistenza di chi è capace di vedere i colori e gli spazi senza mura né confini. Una "surrealtà" intesa quale "punto supremo" in cui tutte le contraddizioni trovino soluzione. In questo contesto il linguaggio del sogno svela alla vita dei sensi oltre l’umana realtà dei nostri occhi, la vita dello spirito.

Al raffinatissimo e sottile codice che attraversa le tele di Fiore Pittari in tutte le dimensioni e profondità del pensiero e del sentire, l’artista lega oggi, con la concezione ed ideazione di opere del tutto originali e spesso divergenti dalla produzione del passato, i nuovi orizzonti della propria ricerca artistica. Nelle opere in mostra, infatti, alla dimensione contenutistico-concettuale, si aggiunge una nuova intuizione costruttiva del supporto e delle sue potenzialità. Se con Lucio Fontana e le teorie correlate allo Spazialismo, squarciare la tela aveva dato l’addio ad una visione piana a favore di una dimensione tridimensionale del quadro, Riccardo Fiore Pittari concepisce la potenza pittorica al di là dello squarcio. La tela diviene magistralmente supporto multisfaccettato in cui il concetto di spazio pittorico si lega inequivocabilmente ai due connotati creativi di tempo e movimento.


La “sensazione dinamica” è il punto nodale della sua arte; il moto si carica in Essa di valenze intuitive ed emotive espresse attraverso il potenziale della linea. Il movimento fluido ed armonico dei suoi pesci che si spostano in branco, vivaci e coloratissimi, intesse un dialogo percettivo con tutti gli oggetti statici collocati intorno, denotando sia la posizione nello spazio di chi osserva l’opera, che, allo stesso tempo, l’immobilismo della tela dietro il cui piano infranto dal profondo taglio della superficie, la materia pittorica brulica vitale. Lo spazio diventa, così, un elemento costitutivo dell’oggetto fortemente legato al dinamismo ed alla grande energia dell’ordito caratterizzato da tinte forti e brillanti e linee dal diverso andamento, facendo così della pittura materia pulsante.

Con grande intuizione Riccardo Fiore Pittari crea su un doppio piano della tela un mondo dinamico, uno spazio attivo che contraendosi o esponendosi trasforma il piano della pittura.

L’opera di Riccardo Fiore Pittari pare sviluppare in maniera egregia un concetto già teorizzato e fondato in arte, dal futurismo al cubismo, e poi elaborato in varie forme da grandi maestri contemporanei, da Cézanne a Picasso a Dalì; l’abbandono dello spazio omogeneo della prospettiva lineare, portava gli artisti alla scomposizione coloristico-formale dei soggetti dipinti, riconoscendo allo spazio una funzione costituente e attiva nella simultaneità di prospettive diverse da cui è possibile considerare l'oggetto. Si delinea, dunque, con l’arte di Fiore Pittari il profilo di una nuova voce nel dibattito artistico, una concezione originale e personale tesa alla semplificazione e all’armonia volumetrica delle forme, per concentrarsi sul rapporto tra immagine e dinamismo, tra spazio e tempo della e nella materia in movimento.

Colori, linee che sinuose si muovono nel tempo e nello spazio, dove il tempo e lo spazio si uniscono con un duplice legame di movimento e immagine, controvertendo in modo mirabile l’idea corrente secondo cui, in pittura, il tempo sia canonicamente eterno ma immutato.

La sensorialità crea, attraverso queste forme, una stimolante partecipazione intellettiva. è dunque dinanzi ad opere come queste che, come diceva Rudolf Arnheim, “la sfera nella quale viviamo cessa di essere parziale e implica una formazione progressiva che costringe a spostare continuamente il punto di osservazione”, per “fissare in uno spazio, a mezzo del colore, quell'energia cosmica che agisce sui sensi” (Yves Klein).

Questo “spazio altro” concepito dall’artista, chiede di essere indagato non come parte di un tutto, ma come modello esemplare di un mondo che si coglie per parti, ricercando il senso nelle cose e negli intervalli che le legano.
Un’arte, dunque, quella di Riccardo, protesa a creare un linguaggio che, alla stregua di quello filosofico, non propone risposte ma indica, di contro, validi e stimolanti percorsi speculativi.

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