26 ottobre - 11 novembre 2006
La Dialettica del Segno

Verso una nuova dimensione dell'arte
Danilo Bucchi e Serge Uberti nella Stanza del Dialogo

L’evento proposto in questa sede, ideato e curato da Serena Dell’Aira, storico dell’arte e responsabile eventi ed attività culturali dell’associazione, rappresenta un ulteriore traguardo sul cammino di ricerca sperimentale che M.I.C.RO. sta compiendo negli intensi anni di attività scientifica dedicata agli sviluppi ed alle prospettive dell’arte contemporanea.

La mostra qui esposta è il risultato di un iter assai suggestivo e complesso che due personalità artistiche fortemente delineate nella propria individualità, hanno saputo compiere dando vita ad un’esperienza di reciprocità e ad un pregevole momento di creatività condivisa.
L’atto creativo, momento di espressione individuale e personale, può divenire terreno di scambio e di dialogo tra artisti differenti per formazione e stile? Possono le manifestazioni del proprio io interiore divenire il luogo in cui incontrare l’altro?

La risposta sembra essere affermativa se rivolgiamo i nostri sguardi alle opere di Danilo Bucchi e Serge Uberti esposte nella mostra.
Lo sguardo di Bucchi, sempre teso tra realtà sociale e realtà particolare del singolo, e quello di  Uberti, capace di sondare le più segrete e silenziose profondità della propria anima, si sono trovati in quella magia che nasce quando due personalità, diverse nell’esprimersi, sembrano naturalmente rispecchiarsi l’una nell’altra in un medesimo sentire di percorsi segnati da cifre stilistiche distinte ma uniti dalla stessa consapevolezza di essere immersi nel grande magma del fare artistico.

Luce Marinetti, il Prof. M.Verdone
con Uberti e Bucchi

Cosė, attraverso questa sorprendente metodologia dell’operare a quattro mani i segni dei due artisti, seppur mantenendo le caratteristiche di due ricerche espressive apparentemente inconciliabili, sembrano scaturire l’uno dall’altro in una consequenzialità che regala alle opere compattezza e coerenza di visione.

Ed allora il passaggio dalla nozione dell’artista ricalcata sull’idea del genio romantico, costretto alla solitudine ed all’infelicità per poter creare, a quello dell’artista inserito in una realtà sociale con la quale interagisce e delle cui esigenze si fa portavoce diviene un passaggio inevitabile.

L’arte assurge in questo modo a simbolo di quella necessità di dialogo e di incontro dell’uomo moderno, soffocato da una quantità eccessiva di input che il mondo mediatico scarica ininterrottamente.

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